Sosta forzata

Enza Di Lallo

Ci sono momenti nei quali qualunque sia il tuo nome, qualunque cosa tu faccia per vivere, devi rispettare come tutti gli altri un numeretto scritto su un pezzo di carta grande quanto la confezione di una caramella. Che tu sia vestito Guess o made in China poco importa, alla fin fine un occhio che ha la miopia è un occhio con la miopia, un’ecografia toracica ti esamina allo stesso modo e la riabilitazione dopo un’ingessatura ha gli stessi tempi tecnici per farti riprendere una buona mobilità dell’arto.
Sono seduta nella sala di attesa di una grande clinica specializzata,in una interminabile sospensione di tempo, inseguendo, per burocrazia interna, ora l ‘ascensore del nodo A ora il livello 5°;il tutto per portare fino al reparto un misero foglietto , fresco di stampa, su cui leggo gli stessi dati raccolti e scritti , oramai due ore prima a penna frettolosamente ( la fretta è quella che mi ha trasmesso l’infermiera , mio supervisore del caso , nonché guida virtuale tra i meccanismi incerti da farmi seguire,in questo gran labirinto umano). Certo,non è che uno ci si sveglia la mattina,di buon ora,e tanto per il gusto di farlo, decide di passare qualche ora in un reparto ad intralciare il lavoro altrui…. Per oggi,fortunatamente, ho quasi finito la mia “libica” attesa : ho scaricato quasi del tutto le pile dell’ipod, prezioso supporto,ho preso già 3 caffè, letto il giornale che mi portata, fatto un paio di test , e conosciuto ben 4 famiglie (pazzesco come da uno stesso problema si diramano delle vite così uguali e parallele e tanto diverse, di cui avremmo ignorato completamente l’esistenza ).
Tutto sommato , se non fosse per l’incomodo di aver avuto un po’ di ansia per il piccolo intervento di papà –andato benissimo!- questa forzata sosta è stata davvero istruttiva…..

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