Cervelli su Facebook
Sono di qualsiasi età. Sono i cervelli connessi su Facebook.
Si cercano, come i vecchi compagni di scuola. Oppure si incontrano per la prima volta, scegliendosi per le loro qualità intellettuali e umane. Si scelgono per un libro o un film che è piaciuto a entrambi, per un link condiviso, perché qualcosa li unisce, oltre le barriere della conoscenza personale che non sempre apre le porte all’amicizia. E dopo, attraverso il nuovo amico, ne arrivano altri e si accende magari un dibattito in rete che coinvolge e fa sentire uniti i partecipanti, liberi di scrivere in un medium che è più simile all’oralità, colta o informale che sia (dipende dalla situazione). Un recupero del dialogo, intesto in senso socratico e platonico, ma in fondo anche l’occasione per riscoprire la scrittura vera e propria. Senza esercizio continuo la scrittura finisce per tacere, affossata dalla finta oralità comunicativa. O dall’assenza di motivazione che costituisce l’unica via di accesso a un mezzo così difficile da gestire. Arduo e faticoso perché richiede rigore e inventiva, controllo e disciplina.
I cervelli di Facebook creano blog e forum per discutere e per sentirsi vicini in un’atmosfera pesante per l’umanesimo e per la scienza. In entrambi i campi lo spazio nel mondo reale si restringe. Nel mondo virtuale invece uno spazio infinito, come lo spazio del cosmo, si realizza in quello della scrittura- parola che viaggia istantanea senza blocchi, pur con il rischio della censura che incombe.
Partecipano al flusso della vita reale e pensano che in quei momenti, in parallelo, fluisce anche la vita virtuale. Basterà accendere il computer e trovare un messaggio, un link, una chat aperta per ricominciare il gioco.
Alessandra