Giusi D'Urso
Qual è la differenza fra chi usa le donne come ancelle del proprio harem, imponendone l’ingombrante presenza a tutto il Paese e chi appella le stesse donne con voluta ed ostentata volgarità?
Ottimo cantautore, Battiato. Il suo valore artistico è indiscutibile e prescinde dal gusto musicale personale. Amo i suoi testi e le suggestioni che li avvolgono.
Trovo, invece, discutibile l’espressione utilizzata per definire alcune parlamentari, credo, della precedente legislatura. Ma non sono scandalizzata, tanto meno indignata. Mi fanno più orrore certi ragionamenti “piccoli” che connotano alcune aree politiche. Mi indignano di più l’opportunismo, la superficialità, l’indifferenza, l’ipocrisia. L’ipocrisia, appunto. Anche quella degli attuali finti indignati alle parole dell’assessore Battiato.
Tuttavia, quello che da ieri continua ad affollare i miei pensieri è questo senso generalizzato di devastazione, di distruzione a tutti i costi, di nichilismo spinto. Un misero livellamento in basso, inatteso sulla bocca e nella testa di personaggi da cui ci si attende qualcosa di più aulico. È come se la nefanda era berlusconiana, sdoganando di tutto, abbia concesso al malcostume reale, e anche a quello linguistico, di far parte della nostra quotidianità, impregnandola. Ecco, dunque, che così come signore di dubbia moralità e valore diventano parlamentari (sai, ha un bel paio di tette!), allo stesso modo intelligenti e validi artisti prestati alla politica si arrogano il diritto del turpiloquio, come se stessero componendo una ballata da osteria…e a loro fosse concesso questo ed altro ( sai…è un artista!).
Allora, mi chiedo: qual è la differenza fra chi usa le donne come ancelle del proprio harem, imponendone l’ingombrante presenza a tutto il Paese e chi appella le stesse donne con voluta ed ostentata volgarità? In fondo, mi sembra, che sia nell'un caso che nell’altro, la “merda” (tanto per scendere alla ormai ubiquitario livello di conversazione) vada a finire tutta e sempre sulle stesse: belle, brutte, buone, cattive, leali, false, puttane o suore.
Ecco cosa penso. Questo è il vero scandalo: non c’è più la misura, la soglia, l’argine, il confine…una dimensione, insomma, da tutti percepibile quale limite al di là del quale ogni frase, ogni giudizio, ogni linguaggio si svuota del suo significato e rotola giù nel fango. Divenendo, più che offensiva, assolutamente ed irrimediabilmente, inutile.
Qual è la differenza fra chi usa le donne come ancelle del proprio harem, imponendone l’ingombrante presenza a tutto il Paese e chi appella le stesse donne con voluta ed ostentata volgarità?
Ottimo cantautore, Battiato. Il suo valore artistico è indiscutibile e prescinde dal gusto musicale personale. Amo i suoi testi e le suggestioni che li avvolgono.
Trovo, invece, discutibile l’espressione utilizzata per definire alcune parlamentari, credo, della precedente legislatura. Ma non sono scandalizzata, tanto meno indignata. Mi fanno più orrore certi ragionamenti “piccoli” che connotano alcune aree politiche. Mi indignano di più l’opportunismo, la superficialità, l’indifferenza, l’ipocrisia. L’ipocrisia, appunto. Anche quella degli attuali finti indignati alle parole dell’assessore Battiato.
Tuttavia, quello che da ieri continua ad affollare i miei pensieri è questo senso generalizzato di devastazione, di distruzione a tutti i costi, di nichilismo spinto. Un misero livellamento in basso, inatteso sulla bocca e nella testa di personaggi da cui ci si attende qualcosa di più aulico. È come se la nefanda era berlusconiana, sdoganando di tutto, abbia concesso al malcostume reale, e anche a quello linguistico, di far parte della nostra quotidianità, impregnandola. Ecco, dunque, che così come signore di dubbia moralità e valore diventano parlamentari (sai, ha un bel paio di tette!), allo stesso modo intelligenti e validi artisti prestati alla politica si arrogano il diritto del turpiloquio, come se stessero componendo una ballata da osteria…e a loro fosse concesso questo ed altro ( sai…è un artista!).
Allora, mi chiedo: qual è la differenza fra chi usa le donne come ancelle del proprio harem, imponendone l’ingombrante presenza a tutto il Paese e chi appella le stesse donne con voluta ed ostentata volgarità? In fondo, mi sembra, che sia nell'un caso che nell’altro, la “merda” (tanto per scendere alla ormai ubiquitario livello di conversazione) vada a finire tutta e sempre sulle stesse: belle, brutte, buone, cattive, leali, false, puttane o suore.
Ecco cosa penso. Questo è il vero scandalo: non c’è più la misura, la soglia, l’argine, il confine…una dimensione, insomma, da tutti percepibile quale limite al di là del quale ogni frase, ogni giudizio, ogni linguaggio si svuota del suo significato e rotola giù nel fango. Divenendo, più che offensiva, assolutamente ed irrimediabilmente, inutile.